CIMA DI GARINA – VALLE DI BLENIO

Data dell’escursione2019, non ricordo la data precisa
TipologiaLineare
TempistichePerdasca – Lago Retico: 2 ore
Lago Retico – Cima di Garina: 1.30 ore (indicativo)
Lunghezza12 km
Dislivello1300m
Mezzi di trasportoNon raggiungibile, possibilità di arrivare solo fino a Campo Blenio
ParcheggioClicca qui per aprire Google Maps
presso Casa Predasca
BambiniSconsiglio fino alla Cima di Garina.
Fino al Lago Retico invece si, magari meglio già abituati a camminare
AcquaPresente alla Capanna Bovarina e nient’altro. Per i 4 zampe invece è pieno di torrenti, fiumiciattoli e il lago:)

Questa è una meta che mi sta particolarmente a cuore. È stata la prima cima “importante” che ho raggiunto insieme ad un cane, e da dove è partita poi la mia passione per la montagna e successivamente per la corsa in montagna.

Quel cane non era Mia ma George, il mio primo Weimaraner, purtroppo venuto a mancare troppo presto. Ma non voglio parlare di questo, lo dico soltanto perché questa la consideravo la nostra cima, e pertanto ci ho messo un bel po’ di tempo per riuscire a tornarci.

Fatta questa piccola, ma per me doverosa premessa, partiamo per quest’avventura che vedrete, non mancherà di stupirvi.

Partenza di primo mattino, come piace a noi, destinazione Alpe Predasca, dove avrà inizio la nostra escursione. La giornata si preannuncia splendida, nessuna nuvola all’orizzonte.

Il sentiero è subito perfettamente segnalato, direzione capanna Bovarina, che raggiungiamo in una trentina di minuti senza grosse difficoltà. Inizialmente c’è un brevissimo tratto attrezzato con catene perché leggermente esposto, ma nulla di complicato (onestamente non ne ho ancora capito l’utilità).

Raggiungiamo la Capanna Bovarina, dove Mia va a salutare i guardiani (in realtà vede se c’è qualcosa da mendicare, solita morta di fame).

Salutati i guardiani e superata la delusione di Mia per non essere riuscita nel suo intento proseguiamo in direzione Lago Retico, che secondo i cartelli dovremmo raggiungere in 1 ora e 30 minuti.

Dopo un primo tratto in un bellissimo bosco di larici e abeti pianeggiante, raggiungiamo il torrente che scende dalla Val d’inferno, dove chiaramente Mia decide di fare il bagno.

arrivati all’attraversamento del torrente troviamo delle mucche al pascolo che, incuriosite, si incamminano verso di noi. Mia non mi dà nessun problema con gli altri animali, ma per correttezza e sicurezza la lego immediatamente, non si sa mai (safety first sempre!).

Superato il torrente su un agevole passaggio, si inizia a salire sul serio.

Tutte le volte che arrivo qui resto a bocca aperta per la bellezza di questo luogo, è davvero una meraviglia. Camminarci è sicuramente un privilegio!

Il sentiero si fa via via più ripido, con alcuni brevissimi passaggi dove dover usare anche le mani, ma anche in questo caso nulla di complicato né per gli umani né per i 4 zampe.

Poco prima di scollinare la roccia si fa più presente ma niente paura, continuate, ne varrà la pena fidatevi!

Subito dopo lo scollinamento si viene accolti da un piccolo laghetto, e qui sento già chi mi insulterebbe dicendo tutta sta fatica per questo?! NON è il lago Retico tranquilli, bisogna proseguire ancora un pochino.

Eccolo qui il vero lago Retico, bellissimo con il suo colore blu profondo.

Ma non è il momento di fermarci ora, ci ritorneremo scendendo, quindi breve sosta banana (metà io e metà Mia) e si riparte. Alla nostra destra vediamo già la nostra metà che svetta 400m di dislivello sopra il lago.

Non vi è un sentiero ufficiale per la Cima di Garina, ma si prosegue inizialmente sul sentiero degli Stambecchi, in direzione Capanna Scaletta. Lo stesso era segnato in bianco/azzurro (sentiero Alpino) ma ora è stato riclassificato come bianco rosso (sentiero di montagna).

Continuando a salire il terreno diventa sempre più roccioso fino a diventare una pietraia, io adoro questo tipo di sentieri alpini.

La vista sul Lago retico si fa sempre più suggestiva, man mano che guadagniamo quota. Proseguiamo su questo sentiero fino ad un picco dove è situato un grosso ometto di sasso, a quota 2600m circa. Qui si lascia il sentiero e si prosegue a sinistra puntando la cima. Non c’è sentiero, si sale a naso, ma è davvero evidente dove bisogna andare.

Qui però ci accade un imprevisto. È già da qualche metro che vedo sulle rocce delle macchie rosse inequivocabili. Sangue. Controllo Mia e voilà… ha un grosso taglio su un polpastrello.

Certo bella fortuna proprio in questo punto dove ci sono solo rocce e detriti. Ma nessun problema, non sono una persona che si fa prendere dal panico, nello zaino ho tutto l’occorrente per fare una medicazione al volo.

Disinfettante (io uso betadine diluito con acqua, su consiglio del mio veterinario), garza e benda, medicazione fatta. Devo trovare il modo più rapido per scendere, ma anche il meno impegnativo per la zampa, certo a 2600 metri non è evidente. Faccio mente locale e mi rendo conto che ci metterei meno a salire fino alla cima per poi scendere dall’altra parte che tornare indietro, quindi opto per la prima ipotesi.

Il terreno però è tanto accidentato in questo punto, e la fasciatura fa fatica a stare al suo posto, ma nessun problema sono attrezzato con tantissime garze e bende.

Ci ho tenuto a raccontarvi questo imprevisto come spunto per un consiglio. Quando siamo in alta montagna con i nostri amici a 4 zampe cerchiamo di prevedere una scorta di materiale infermieristico di primo soccorso bella abbondante, in quanto può sempre capitare qualcosa.

Vista la discesa frettolosa fatta senza soste, siamo poi tornati, a circa un mese di distanza per chiudere l’anello. Riprendo quindi il racconto da dove avevamo interrotto causa infortunio.

Raggiungiamo nuovamente la cima di Garina, in un paesaggio a dir poco suggestivo

E continuiamo in direzione N/E verso i Grigioni. Sempre senza sentiero continuiamo sulla cresta grigionese per poi lasciarla e, sempre a naso scendiamo in direzione del Lago Laiets.

Qui ci tengo a sottolineare che la discesa non è evidente, o meglio, per scegliere il punto più agevole per scendere senza problemi ci vuole un po’ di esperienza, essendo in alcuni tratti molto ripido, e su pendii erbosi.

In alternativa potete scendere un po’ prima puntando verso il passo Cristallina, e poi da lì scendere al lago Laiets

Vi lascio la traccia di questa variante, così da poter scegliere liberamente.

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Raggiunto il lago Laiets (scusate non ho foto di questo laghetto, provvederò a tornarci) Mia fa un bel bagno rinfrescante e io mi riposo un attimo. Anche questo laghetto, forse meno conosciuto, è proprio bello!

È giunta l’ora di rientrare, per prima cosa bisogna tornare al Lago Retico risalendo il passo Cristallina (circa 100 m di dislivello). Dal Lago Retico poi a ritroso fino all’alpe Pradasca.

Torniamo a casa con gli occhi pieni di bellezza e (nella prima escursione con infortunio) con un insegnamento molto importante.

Alla prossima avventura.

Marco & Mia

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